Abbiamo voluto quest’anno, nel solco della tradizione e nel rispetto di quanto disposto dal nostro Statuto, proporre la rilettura e la ristampa anastatica del “canto” in vernacolo termolese “Oliviero da Termoli alla quarta Crociata e il Corpo di San Timoteo” scritto intorno al 1960 dal nostro concittadino Raffaello D’Andrea.
La storia della partecipazione alla IV Crociata del Conte Oliviero da Termoli e l’arrivo delle Sacre Spoglie di San Timoteo nella nostra città ai più è nota ma ci è sembrato importante rinverdirne il ricordo sia attraverso la pubblicazione anzidetta, sia attraverso la “rappresentazione” del canto nella magica cornice di Largo Tornola.
Tra mito e leggenda e qualche “traccia” di vera storia, seppur in mancanza di documentazione ufficiale, il D’Andrea ha narrato una vicenda importante per la nostra comunità. Il Popolo di Termoli, infatti, non ha mai dimenticato ed ha sempre onorato il Santo venerando pubblicamente il Sacro Teschio da tempo immemore custodito nella nostra cattedrale in un prezioso reliquiario in argento.
Ci piace anche proporre nuovi elementi dì conoscenza ed alla fine della “rappresentazione” saranno proiettate alcune immagini nulle quali sono immortalati i momenti salienti della prima processione in onore del Santo svoltasi nel maggio del 1947.
Nasce, a questo punto spontanea una domanda: perché nel 1947 e non nel 1946 primo arino successivo al ritrovamento del Sacro Corpo? Non abbiamo riferimenti certi ma dobbiamo tener presente – è solo un’ipotesi – che nel 1946, precisamente il 2 e 3 giugno, si è tenuto il referendum popolare per la scelta ha monarchia e repubblica e questo potrebbe aver determinato la scelta di non tenere la cerimonia religiosa in un periodo ancora di grande incertezza politico-istituzionale o, molto più semplicemente, sono intervenuti motivi di carattere religioso e di organizzazione tali da impedirne la realizzazione.
La prima grande manifestazione religiosa è, comunque, certamente quella del 1947 come ci è testimoniato da un libretto appositamente stampato dalla Tipografia Adriatica di Termoli nel quale è riportato l’anno di pubblicazione, l’intero cerimoniale della solenne cerimonia, altre informazioni inerenti la vita del Santo e la storia del ritrovamento delle sacre reliquie (sarà nostra cura, prossimamente, ristamparlo). Purtroppo la pubblicazione in questione non reca alcuna firma ma è facile sostenere che, sia la parte storica che quella religiosa, sia stata curata da Monsignor Oddo Bernacchia Vescovo della nostra città dal 1924 al 1960 ovvero da Mons. Biagio D’Agostino autore, tra l’altro, dell’inno a San Timoteo scritto in occasione del ritrovamento delle spoglie. Il 1947 è stato un anno importante. La Santa Congregazione dei riti il 25 febbraio riconosce autentiche le spoglie del santo e, successivamente i1 25 aprile Papa Pio XII, con propria bolla, eleva a Basilica Minore la nostra cattedrale e San Timoteo a secondo Patrono della nostra città.
Roberto Crema Presidente Associazione Culturale “Andrea di Capua Duca di Termoli”


Aneddoto
ll ricordo che ho del mio caro nonno Raffaello D’Andrea è quello di uno innamoratissimo della sua città, che amava di un amore quasi viscerale. L’ha cantata a fondo nelle sue poesie (circa 800), poiché la conosceva molto bene in tutti i suoi aspetti: luoghi, costumi, amori e personaggi che la popolavano.
Un aneddoto che mi piace ricordare è quello di una signora che, residente da qualche anno a Milano, entrò nella sua farmacia in un giorno d’estate. Premetto che non concepiva che un termolese
residente fuori, al ritorno nella sua terra, parlasse una lingua diversa da quella del suo luogo d’origine.
La riconobbe subito, ma dato che parlava molto…sciù-sciù, fece finta di non conoscerla e le chiese da quale città provenisse e come procedesse la villeggiatura. Lei di rimando parlando ‘nfrancesäte rispose con una spiccata cadenza milanese:
” io vengo da Milano, neh ? ma sono originaria di Termoli, i miei parenti abitano ancora qui!”, facendo anche nome e cognome. Lui fece finta di non conoscere nemmeno quelli.
Lei allora insistendo e parlando sempre più ‘nfrancesäte cominciò a descrivere tutto il suo albero genealogico, tutti termolesissimi e conosciutissimi. Mio nonno sempre più meravigliato , provocatoriamente ribadì di non conoscerne nessuno. Ormai lei senza più argomenti e quasi esasperata esclamò:
” i’ songh’ a nëpote de Pöndalette!”
A questo punto ormai soddisfatto , perché aveva raggiunto lo scopo di farla parlare nella sua lingua originale, quella spontanea , quella che non si può e non si deve dimenticare, finì quel dialogo con questa frase memorabile:
” Mò scì, ‘u vì’ … mo’ rraggiunäme… e parla come t’ha fatte mammeta…”
Agli occhi di tutti, specie dei bambini, i nonni appaiono come dei personaggi straordinari, ricchi di equilibrio e saggezza, quasi magici. Purtroppo come spesso capita ce ne accorgiamo quando non ci sono più… ma questo fa parte della vita. Il mio è stato davvero speciale, era dotato di grande umanità, sensibilità, generosità che manifestava non solo verso i familiari ma anche verso gli altri, grande senso dell’umorismo ma allo stesso tempo profondità di pensiero.
Quello che mi rimane di lui è la sua allegria, il suo grande affetto, le sue attenzioni, le sue carezze. Mi ha insegnato a cogliere tutto quello che la vita offre, dai lati positivi a quelli negativi, non dimenticando mai che sono proprio questi ultimi a formare e rafforzare il carattere.
Vorrei che resti nei ricordi di chi lo ha conosciuto, così come resterà sempre nel mio cuore.
Biografia di Raffaello D’Andrea
Accademico associato della Tiberina di Roma e di altri istituti superiori di cultura. Ha collaborato con riviste e periodici, con poesie in lingua ed in vernacolo.
In un magnifico volume raccoglie parte delle sue poesie; altre sono state pubblicate nell’Antologia del sonetto vernacolo contemporaneo, Ed. Gastaldi Milano; nel Panorama letterario, culturale ed artistico del Molise, edito dal Carroccio del Sud, Taranto; nei Canti della terra al ‘Abruzzo e Molise, edito da Miano Milano; nella rivista Voci d”Italia; su Oliviero da Termoli alla IV Crociata, edito da Jovine Termoli.
Ha tradotto in vernacolo il 1° e 2° canto dell’ lnferno di Dante, Poesie di Leopardi, De Amicis, Giusti e Monti.
lnedito ‘Nu termelese a Rome ed altri 600 sonetti. – Attività poetica dall’età di 15 anni. – Dal 1931 al 1964 titolare di farmacia. – Giudice Conciliatore di Termoli e Assessore anziano del Comune di Termoli. – Vice-sindaco dal 1954 al 1957. – Accademico della “Tiberina” di Roma e di altri Istituti Superiori di cultura,
Diploma di “Evergreen Laurel” e medaglia di bronzo della Columbian Accademy di S.Louis (U.S.A.), Medaglia d’argento per il IV°PREMIO DI POESIA “Citta’ di Campobasso”nel 1969, I° premio Trofeo “Cassa di Risparmio Molisana”, Medaglia d’oro per il VI° PREMIO DI POESIA “Citta’ di Campobasso”nel 1971.
– Ha collaborato a riviste e periodici con poesie in lingua e vernacolo. Autore fecondissimo, ha oltre 800 sonetti in vernacolo, dalla vena facile e spontanea. Ha saputo ben ritrarre macchiette e personaggi del suo popolo e, con bella armonia di colori, la sua Termoli, indugiando con dolcezza sui ricordi d’ amore.
Bibliografia
Solo parte delle sue poesie (appena 138 l) sono raccolte in un volume edito dalla Tipografia Adriatica di Termoli nel 1955.
Altre sono state pubblicate nell’ Antologia del sonetto vernacolo contemporaneo Edizioni Gastaldi di Milano, e nel Panorama Letterario, Culturale e Artistico del Molise edito dal Carroccio del Sud, a cura di Gino Parente.
E’ presente in varie Antologie:
– in Poeti e Prosatori di tutto il mondo di Guido Massarelli; – nelle Voci d’Italia del Cugnali di Modica; – nei Canti della Terra di Abruzzo e Molise, edito dal Miano di Milano; – nella prima Antologia dei Poeti Dialettali Molisani di Emilio Ambrogio Paterno; – sul “Florilegio” di Gino Parente; – nei poeti del Pungolo Verde di Campobasso; – nelle Rose Rosse per Kennedy.
Per i tipi di Carlo Marinucci di Vasto ha pubblicato “Oliviero da Termoli alla IV Crociata e “il Corpo di S. Timoteo trafugato a Costantinopoli” canto in vernacolo con traduzione in lingua.
Ha tradotto in vernacolo il 1° e il 2° Canto dell’Inferno di Dante, e anche poesie di Leopardi, De Amicis, Giusti, Monti, Pascoli etc.
” Nu Termelese a Roma” bozzetto in un atto.